La giornata di oggi ha scosso in me il bisogno di scrivere qualche riga, riguardo ad un tema così delicato come la violenza sulle donne, del quale purtroppo ancora oggi, non c’è la giusta sensibilizzazione nella società. Un tema di cui i mass media parlano tanto, ma di cui si ignorano le cause o gli effetti scatenanti.
Mi chiamo Jessica e sono un’educatrice. Lavoro in strutture che ospitano donne in protezione, donne che riescono a dire basta al vortice di violenza nel quale sono vittime e che le coinvolge anche da anni. Le donne quando giungono in struttura sono in uno stato di completo annientamento, sono convinte che se l’uomo le picchia sia colpa loro. Spesso giustificano il comportamento violento del proprio partner con frasi tipo: la cena non era abbastanza calda, oppure, la casa non era abbastanza pulita. La donna subisce quindi quotidianamente vessazioni psicologiche in cui il suo maltrattante la colpevolizza di tutto. Viene continuamente denigrata dall’uomo che dice di amarla. Comincia a credere essa stessa di non valere niente e di non essere in grado di fare nulla. Sono vittime della prevaricazione maschile. La violenza di genere è un fenomeno diffuso e spesso incappiamo in stereotipi che ci fanno pensare che la violenza domestica avvenga in contesti in cui ci sia una situazione economica e culturale svantaggiata. Questo é il primo stereotipo da abbattere! La violenza di genere non conosce razza, religione e cultura. Può capitare ad ognuna di noi. Esistono però dei campanelli d’allarme che possono presagire che potremmo avere a che fare con un potenziale maltrattante.
All’inizio della conoscenza il nostro lui sarà dolcissimo, ci regalerà delle rose, ci porterà a cena fuori e ci tratterà come delle principesse. Con il passare del tempo peró comincerà a controllarci il telefono, ad isolarci dalla nostra rete amicale, dalla nostra famiglia, ci consiglierà di lasciare il nostro lavoro. A seguito di questo controllo sempre piú maniacale della nostra vita ci darà il primo schiaffo. Seguiranno delle scuse e una palese richiesta di aiuto. E noi donne che siamo di indole un po’ “crocerossine” non riusciremo a negarglielo promettendogli il nostro aiuto. Anzi inizieremo a pensare che senza di noi lui sarebbe perso quindi no, non possiamo abbandonarlo perché “ha bisogno di noi”.
Dopo il primo schiaffo, non passerà molto tempo fino a quando il nostro partner ci massacrerá di botte. Si innesca cosí un meccanismo particolare nel quale nè la donna, nè l’uomo – rispettivamente vittima e carnefice – riescono a fare a meno l’una dell’altro. E’ il fenomeno della SINDROME DI STOCCOLMA: quando la vittima viene maltrattata prova dei sentimenti positivi verso il maltrattante arrivando ad amarlo o a sottomettersi volontariamente. Si fonda tra vittima e carnefice una sorta di alleanza e solidarietá. E’ a questo punto che non si deve arrivare. Ma molte di noi ce l’hanno fatta. Ne sono uscite e sono libere. Tutte ce la possiamo fare. Uno dei modi é: CHIEDERE AIUTO.
Piccolo accenno sull’eventuale presenza di bambini. Anche loro sono vittime. Si chiama “violenza assistita”: chi assiste alla violenza familiare, manifesta reazioni cerebrali analoghe ai soldati reduci da scontri armati in guerra. Spesso ma non sempre, molte donne riescono a ribellarsi quando la violenza arriva in faccia ai bambini, cosa che prima o poi succede.
Secondo stereotipo da abbattere è la convinzione che noi donne dobbiamo essere salvate dal Principe Azzurro per essere felici e trovare il nostro posto nel mondo. Complici molte fiabe che accompagnano la nostra infanzia che sono state rivisitate rafforzando tale tematica. Consiglio un bellissimo libro che vuole sdoganare questa concezione stereotipata della figura maschile e della figura femminile. Si intitola “FIABE IN ROSSO”. Un testo che da ottimi spunti di riflessione sull’argomento. L’autore ha rivoluzionato le Fiabe che conosciamo regalando loro un finale “diverso”, nel quale sono le stesse protagoniste a salvarsi da sole e a cambiare la propria storia grazie alle proprie forze e alla propria forza di volontà. E’ un libro, in cui alle bambine non viene raccomandato di trovare il principe azzurro e di realizzarsi come mogli e come madri, ma insegna che una donna può essere completa, anche se non ha necessariamente una famiglia . Purtroppo ancora oggi la società fa distinzioni di genere a partitre dai giocattoli che vengono propinati alle femminucce e a quelli che vengono propinati ai maschietti.
Concludo con una frase tratta dalla canzone “Vietato Morire” di Ermal Meta:
L’AMORE NON TI SPARA IN FACCIA MAI!
Jessica
LINK PER CHIEDERE AIUTO:
https://donnafitaprilia.com/2018/08/16/apre-il-centro-antiviolenza-per-le-donne-ad-aprilia/